Il filo che torna ad avere una nuova vita, nei telai circolari e nelle mappe ideali di Grazia Inserillo, è un’azione ermeneutica e creativa, in cui l’autrice sintetizza la genesi in una continuità temporale e sentimentale. La sua è una storia materna, ma con un marcato distacco creativo, in cui la narrazione dell’atto procreativo è dettagliato in memoria (storie e affetti), incertezza (Natura), tessitura umana (esistenza e resistenza creativa) e assenza spirituale (mistero). Una storia di Bianco anche quella di Grazia, in cui l’elemento circolare, le trasparenze, il riutilizzo di filo da altri impieghi, gli indirizzi delle linee e persino le code lunghe e le pieghe dei tessuti, narrano di un percorso atemporale, senza obiettivo certo ma con una profonda coscienza del senso, umano e spirituale. Abbagliante come un chiarore improvviso (la nascita) o la sintesi indiscriminata di tutti i colori, come può essere incerta la scelta di un dono, cosi come risultare concretamente astratta una mappa, finto specchio di un paesaggio, così come diventa incerta la fine di una storia antica, quando cambia il filo del racconto.
Antonio Sarnari
in catalogo mostra Storie di bianco
edizione Tecnica Mista 2020