È un’azione forte e ragionata quella di Marilina Marchica. Un’azione di ricostruzione, che in senso ingegneristico parte dalle macerie, come frammenti di una storia, per edificare strutture pittoriche nuove. Carta, detriti, impronte che vengono utilizzati come colori e materia, per un progetto informale di nuovo paesaggio. Così Marilina costruisce un nuovo orizzonte di qualificazione del paesaggio, non più strumentale, come i detriti delle fondamenta di un edificio ma come un luogo del pensiero, con tanto di regole prospettiche e materiale da costruzione. Una storia di Bianco come il presupposto ‘corto-circuito’ da cui parte, ovvero l’uso di materiale da costruzione vero per l’edificazione di un paesaggio concettuale. Bianco che sa di svuotamento metodico della storia di origine, che predispone al silenzio-sgomento, di poco precedente alla ‘nuova regola’, l’opera d’arte.

Antonio Sarnari
in catalogo mostra Storie di bianco
edizione Tecnica Mista 2020